«Dove osano le parole. Regime e guerra
sono le parole che nel nuovo numero abbiamo fatto volare in alto, perché ci è sembrato che siano scivolate troppo in basso: nel loro vero significato e nella riflessione che invece oggi impongono.
La dimensione, le logiche e i caratteri di queste parole sembrano aver perso prima di tutto la capacità di generare in noi una reazione umana, ma anche civile: la paura.
Non abbiamo più paura della guerra e non ci fanno paura i regimi. Parole diventate normali, dunque, che dovremmo ricominciare a leggere o a ri-leggere, perché nascoste nelle pieghe dell’informazione distorta o compiacente, perché regolano la sopravvivenza di metodi all’interno di sistemi come quello carcerario, un regime di contenzione nel quale la dignità è spesso oggetto di vera tirannia, perché naturalizzare la guerra e le guerre ci fa dimenticare di dover essere costruttori di pace nella convivenza tra popoli.
Sul giornalismo, sulla guerra, sul carcere non resta che osare di leggere quanto normalmente non si osa più scrivere.
BUONA LETTURA!»
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Voci di dentro n.51