Le associazioni Altura Abruzzo, Cai Abruzzo, Dalla parte dell’Orso, Italia Nostra Abruzzo, Lipu Abruzzo, Salviamo l’Orso e Soa esprimono forte critica nei confronti del progetto per la realizzazione di uno “stadio del fondo” nei Piani di Pezza, nel Comune di Rocca di Mezzo.
Il comunicato completo
Le Associazioni firmatarie hanno preso atto dell’inizio dei lavori per la realizzazione di un cosiddetto “Stadio del fondo” nei Piani di Pezza in Comune di Rocca di Mezzo. Così, dopo l’ampliamento degli impianti sciistici della Magnola e l’ipotesi di riperimetrazione del Parco Regionale Sirente-Velino ad opera di alcuni Comuni della Valle Subequana, un altro progetto di “sviluppo” si abbatte su una delle zone naturalisticamente più importanti dell’intero Abruzzo, quasi a voler esorcizzare l’”horror vacui” dell’esistenza di un’area di così vaste dimensioni ancora non “sfruttata”, o “valorizzata”; come altri ipocritamente dicono.
Dopo aver ipotizzato per questa località impianti sciistici, villaggi montani e collegamenti fra la Magnola e Campo Felice, nel tempo si è affermata l’idea di sfruttarne le potenzialità con la creazione di uno “Stadio del fondo”, in base all’alibi, tutto da dimostrare, del suo minor impatto ambientale.
Nel merito degli attuali lavori leggiamo dalla VIncA che questo intervento coinvolgerebbe solo l’area a ridosso del “Rifugio del lupo”, da quest’ultimo alla cava dismessa ad esso contermine. Sono previste strutture a servizio di una pista lunga 800 metri, comprendenti un laghetto artificiale in corrispondenza della cava, reti di contenimento delle scarpate a cui verrebbero sovrapposte gradinate ad uso degli spettatori e funzionali per salire e scendere, strutture di adduzione acqua per il laghetto ed impianti interrati a servizio di due cannoni sparaneve, in teoria mobili. Ma in quale possibile cornice si inseriscono questi lavori?
Quando, nel 2016,divenne di pubblico dominio il progetto di un villaggio attrezzato ad opera di investitori russi, gli amministratori locali non lesinarono ad esso le loro critiche, ma subito dopo, forti di questa dichiarato “ambientalismo”, magnificarono l’alternativa per loro praticabile dello “Stadio del fondo”. Da quelle dichiarazioni possiamo avere un’anticipazione di tutto quello che si vorrebbe realizzare e di cui l’attuale intervento potrebbe rappresentare nei fatti solo un primo “lotto”.
Traiamo dalle dichiarazioni dell’aprile 2016 dell’allora e attuale Sindaco di Rocca di Mezzo, Mauro Di Ciccio, l’elenco degli interventi, escludendo, naturalmente, i lavori già oggi previsti: “(il Sindaco annuncia) lo stadio del fondo da realizzare ai Piani di Pezza che prevede un anello illuminato ed infrastrutture amovibili in grado di accogliere anche gare mondiali, la realizzazione di una struttura di servizio allestita per il primo soccorso, per ospitare la giuria, la stampa, spazi per la sciolinatura, ufficio gara, bagni e spogliatoi, la realizzazione di un parcheggio adiacente a quello esistente per il raddoppio dei posti…” e via continuando.
Per quel che ci riguarda non è necessario attendere la realizzazione di questo “sogno mondiale” per esprimere un giudizio del tutto negativo sui lavori in corso: sul loro impatto naturalistico avremo modo di ritornare, ma sulle alterazioni paesaggistiche dell’area è facile fare previsioni. Dal laghetto, che in estate, come a Campo Felice, si trasformerà nel fondo plasticato di una discarica, ai cannoni sparaneve sul cui numero e sulla cui mobilità dubitiamo, ai canali e alle canalette in vista per l’adduzione dell’acqua al laghetto, alle gradinate che non sono state realizzate nemmeno in occasione della “Route” scout del 1986. Siamo senz’altro facili profeti se affermiamo con certezza che da ovest e da Capo Pezza la vista verso il valico sarà paesaggisticamente insostenibile.
Per non parlare del sicuro consumo di acqua potabile per alimentare il laghetto, considerato che la zona interessata è del tutto esposta e quindi presto priva di neve, e del rischio che le gradinate possano essere il pretesto per qualche spettacolo, del tutto fuori contesto in una località come i Piani di Pezza.
Ma soprattutto, anche volendo dare credito alla tesi della limitatezza e sostenibilità dell’intervento, qualcuno ci dovrebbe spiegare perché per realizzare una banale struttura “con funzione di campo scuola o di riscaldamento per gli atleti che si apprestano a percorrere le piste di sci di fondo” si deve ulteriormente pregiudicare un “unicum” come i Piani di Pezza, che avrebbero invece bisogno di un restauro ambientale in grado di “valorizzarne”, e stavolta la parola è correttamente utilizzata, gli straordinari valori naturalistici.
Significa, ci si passi l’immagine, procurarsi il pranzo uccidendo la gallina dalle uova d’oro.
Vale la pena ricordare, inoltre, che i Piani di Pezza sono sia Zona SIC che ZPS, ai sensi delle normative europee, con tutto quel che ne consegue in tema di rispetto delle valenze naturalistiche dell’area.
Da un punto di vista strettamente burocratico ci si dirà che la Valutazione di Incidenza Ambientale è stata redatta e regolarmente approvata. Non facciamo fatica a crederlo quando il Comune è nello stesso tempo il committente dei lavori e l’Istituzione che l’approva e quando i tecnici incaricati non si sogneranno mai di affermare che un’opera non è realizzabile perché troppo impattante. Tuttavia sembra che la VIncA non sia stata pubblicata per il periodo necessario a renderne partecipi i portatori di interesse. Motivo per il quale, contestualmente al presente comunicato, le Associazioni firmatarie hanno anche spedito alle Istituzioni competenti una “Richiesta di intervento in autotutela” chiedendo il rispetto dei tempi e dell’iter previsto dalle normative.
C’è un’ultima osservazione da fare. Per quel che ci risulta il tutto sembra decisamente essere stato fatto in sordina: nessuna anticipazione sugli organi di informazione, nessun annuncio sulla nuova fondamentale offerta turistica, nessuna rivendicazione da parte di qualche personaggio del proprio insostituibile ruolo nell’aver consentito la realizzazione dell’opera. Nulla del repertorio fraseologico di cui si fa largo uso in occasioni del genere. Il sospetto che ne deriva è sin troppo evidente e i lavori già iniziati lo dimostrano.
Oggi è un giorno molto triste per chi ha veramente a cuore i valori naturalistici del nostro Abruzzo montano. Si insegue un “sogno” ormai datato, continuando ostinatamente a voler proseguire lungo una strada senza prospettive, quella di un sedicente sviluppo basato su un settore, quale quello dello sci, messo in crisi dai cambiamenti climatici, sempre più oneroso e sempre più legato all’assistenzialismo pubblico”.