“La nuova pavimentazione del centro storico a L’Aquila è un disastro, è un disastro da qualsiasi angolo venga analizzata o guardata. Sul lato estetico e storico. E purtroppo è stata scelta una pezzatura della pietra, che non ha permesso di modulare la pendenza ai fini di eliminare le barriere architettoniche”.
Questo il commento di Massimo Prosperocco, disability manager dell’Università dell’Aquila e presidente del Coordinamento delle associazioni dei disabili.
“Sul lato estetico e storico, stride violentemente con gli edifici e con la città. Bastava farsi un giro in qualsiasi città o borgo tra l’Umbria, le Marche e la Toscana per capire come doveva essere una pavimentazione di un centro storico con origini medievali, anche utilizzando materiali innovativi, oppure con pose particolari ed identitarie. Purtroppo”, continua Prosperococco, “è stata scelta una pezzatura della pietra, che non ha permesso di modulare la pendenza ai fini di eliminare le barriere architettoniche, cosa necessaria almeno nei marciapiedi e nella maggior parte dei negozi o dei portoni d’ingresso dei palazzi. È stata una gravissima occasione persa per rendere la città accessibile a tutti, nonostante gli allarmi che da anni avevamo lanciato. Infatti, la scelta di quelle lastre bianche di grande pezzatura e di elevato spessore, per di più rettificato, ha obbligato la posa del lastrico a rispettare esclusivamente le due pendenze del corso verso il centro per lo scolo delle acque. Questo ha comportato che le barriere architettoniche non sono state eliminate, anzi in alcuni casi sono state accentuate e in altri ne sono state create di nuove dove non esistevano. Inoltre, aver posizionato i loges agli incroci per le persone cieche, se pur lodevole e importante, non è sufficiente per l’accessibilità universale”.
“La conseguenza è che oggi nella quasi totalità dei negozi lungo il corso chi è in carrozzina non potrà entrare. Una vera discriminazione. Era necessario, in fase progettuale, prestare maggiore attenzione perché si stavano spendendo enormi risorse di tutti noi, condizionando l’accessibilità della città per i prossimi cinquant’anni. Si è sprecata nuovamente una grande occasione”, spiega Prosperococco che continua: ” Tutto questo oggi dovrebbe suggerire un minimo di autocritica e fermarsi a riflettere se è giusto proseguire su questa strada oppure cambiare la scelta fatta, almeno per per le altre piazze e le altre strade che ancora devono essere pavimentate. Sempre più cittadini lo chiedono, ogni giorno che percorrono il nostro centro. Errare humanum est, perseverare autem diabolicum”.