Si è tenuta martedì 29 presso l’auditorium della biblioteca regionale di Avezzano la presentazione del 34° Dossier Statistico Immigrazione realizzato dal Centro Studi e Ricerche IDOS, in collaborazione con la rivista Confronti e l’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”, grazie al sostegno dell’Otto per Mille della Tavola Valdese.
Il dossier – la cui presentazione è avvenuta come ogni anno in contemporanea con decine di altre città italiane – è un’opera polifonica, raccoglie una pluralità di contributi e approcci scientifici ed è scritto da più di cento autori, tra cui ci sono esperti e studiosi autorevoli a livello sia nazionale che internazionale, con un background e prospettive diverse.
La pubblicazione fornisce dei dati sulla base di analisi scientificamente provate, fondamentali per fare delle scelte politiche illuminate ed eliminare molte false narrazioni grazie alle quali gli immigrati sono diventati il capro espiatorio di tutti i mali endemici del Paese.
Gli interventi:
Casto di Bonaventura, Presidente del CSV Abruzzo
“Qualche tempo fa l’individuo cresceva, si riconosceva e fioriva all’interno di una comunità. Oggi l’individuo vive e pensa di crescere in una singolarità, per se stesso. Viviamo in un’epoca in cui la comunità vive una grande ferita.”
“I numeri qualcosa ci dicono, ci dicono che molte volte la percezione che noi abbiamo è un po’ diversa dalla realtà, è un’altra cosa. Eppure questa percezione è così forte in noi, così pesante, che pensiamo sia vera e tutto diventa segno che questa cosa è come la vediamo noi; il nostro sguardo è votato a confermare quello che noi crediamo e non quello che c’è. Su questo ci dobbiamo aiutare, una volta quello che aiutava in questo era la comunità, le persone che vivevano in comunità si aiutavano l’un l’altro e leggevano la realtà insieme perché la realtà non si può vedere da soli.”
“Ci sono dei momenti anche bui nella società ma li dobbiamo attraversare, li dobbiamo vivere però tenendo presente che c’è una speranza e la speranza è proprio la costruzione di una comunità: una comunità che è un po’ diversa da quella dei nostri padri; è una comunità multiforme, è una comunità di diversi, è una comunità che magari non potevamo neanche immaginare fino a qualche tempo fa ma è quello che c’è, è la realtà, e davanti alla realtà dobbiamo stare e dobbiamo provare a tenere desta la domanda e il desiderio di costruzione di bene. Io credo che questo è il lavoro che dobbiamo fare”
Hiltrud Stahlberger, Pastora Chiesa Valdese e Metodista
“Tutti voi contribuite con il vostro lavoro e con il vostro volontariato a far percepire gli immigrati con il loro volto. E a questo contribuisce anche il dossier, che è il risultato di un anno di ricerca di più di 100 ricercatori, un lavoro creato da un ampio pluralismo di competenze e approcci analitici; informazioni chiare e fondate che possono aiutarci a superare le nostre paure”.
“dal Dossier emerge che le entrate dello stato italiano provenienti dagli immigrati sono superiori del 3% rispetto a quanto si spende per gli immigrati: ciò significa che le risorse stanno aumentando per merito dell’immigrazione. La paura che gli italiani si impoveriscano per l’immigrazione è un prodotto della nostra immaginazione ma non la realtà”.
Emanuele Montemarano, Segretario Generale Federcolf
“Noi siamo il settore oggi con più occupati in Italia. Probabilmente non c’è nessun settore che arriva ad esprimere ormai circa 2 milioni di persone. Ma siamo anche il settore che ha in assoluto la maggiore percentuale di lavoratori stranieri e il dato ancora più drammatico è che siamo il settore con più lavoro sommerso”.
“Abbiamo una platea di lavoratori anziani che assiste datori di lavoro molto anziani e credo che un problema che dobbiamo porci è come rendere più attrattivo questo lavoro perché il ricambio generazionale delle nostre badanti è un problema serio, visto che gli anziani ormai hanno pochi figli non in condizione di assisterli. Ma se il quadro normativo non è adeguato certamente sarà difficile elaborare soluzioni al passo con i tempi. Da 20 anni circa abbiamo una zavorra per tutti noi che ci occupiamo di immigrazione che è la legge Bossi-Fini, una legge che nessuno in questi 20 anni ha mai avuto la forza di cambiare”.
“Credo che più che sulla paura della sanzione dobbiamo puntare sul vantaggio della legalità: un sistema premiante che riconosca una giusta premialità a chi rispetta le norme”.
Filippo Dorazio, Coordinatore del centro Sai di San Vincenzo Valle Roveto
“Il nostro lavoro principale è quello di integrare i minori prima socialmente e poi lavorativamente. Il problema principale è quello della regolamentazione: ci vorrebbe più regolamentazione specialmente per i lavori necessari alle nostre aree, le aree interne dell’Abruzzo, che possono andare avanti soltanto con l’agricoltura e i prodotti legati alle tradizioni, favorendo uno sviluppo e una una ricrescita economica per queste aree che si stanno spopolando”.
“Aprire questi centri – specialmente per i minori – nelle aree interne o comunque nei piccoli borghi, si rivela una una scelta vincente se si lavora per un’integrazione e un’accoglienza fatte come si deve”.
Lorenzo Gigliotti, Cooperativa per richiedenti asilo maggiorenni “L’albero” di Canistro
“Quando siamo entrati sul territorio eravamo un po’ preoccupati invece devo dire che la Marsica ha risposto in una maniera veramente sbalorditiva rispetto alla costruzione di una rete e a una relazione con la società anche se spesso noi operatori sociali ci troviamo a fare da raccordo fra i vari attori istituzionali del territorio riscontrando a volte ad una mancanza di cordinamento e collaborazione.”
Stefano Gentile, Progetto “Contatto” ideato dall’associazione “Rindertimi”
“Tra le attività del progetto c’è uno sportello d’ascolto, proprio rivolto ai migranti, che sembra uno sportello d’ascolto come ce ne sono tanti e invece – e questo è un problema caldo nel mondo della psicologia – non è una cosa così semplice, è una sfida ambiziosa perché utilizzare i modelli teorici nati in occidente con popolazioni che vengono da altre parti del mondo non è così semplice e la psicologia si interroga molto su queste cose. Noi cerchiamo di renderci utili per la società perché pensiamo che è un fenomeno di cui bisogna occuparsi a prescindere dalle ideologie politiche”.
Serena Pietrantoni, Progetto “Contatto”
“L’esperienza di Contatto vuole essere un conoscersi, un conoscere questo fenomeno dell’immigrazione per capire che dietro l’immigrazione ci sono volti, ci sono persone, non numeri, e queste barriere, questa diversità noi la superiamo anche attraverso la conoscenza. Contatto vuole essere un punto di riferimento anche grazie allla collaborazione con la scuola Collodi Marini.
Luisa Novolio, Progetto “Contatto”
“Nella collaborazione con la scuola Collodi Marini si sostanzia la formula che noi vogliamo far uscire, cioè combattere la solitudine dell’immigrato per farlo entrare nella comunità, il nostro compito è proprio quello di essere di aiuto e supporto alla scuola che, si sa, è la prima azienda di formazione”.
Roberto Santangelo, Assessore alle Politiche Sociali della Regione Abruzzo
“Un dossier statistico è fatto di numeri e i numeri sono cose oggettive che vanno studiate e che possono orientare le scelte della politica in un senso in un altro. Partiamo da un presupposto: la regione Abruzzo ha risorse importanti per il sociale la verità è che il sistema di gestione di queste risorse avviene con la collaborazione degli Enti d’ambito, dove ci sono molte persone volenterose ma se io affermo che ci sono diverse milioni di euro non spesi dico una verità perché c’è un sistema di non conoscenza e di non approfondimento di come poter intercettare queste risorse.”
“Qui posso annunciare che faremo partire dal prossimo mese un progetto sperimentale che si chiama “Terra promessa” per attivare una serie di attività all’interno dei quartieri del territorio per provare a rendere la nostra comunità più inclusiva, abbattendo quelle barriere di pregiudizio generate anche da quelli che attraverso le paure provano a condizionare il ragionamento delle persone”.
“Per la prima volta la regione Abruzzo normerà il sistema delle case per minori e – insieme alla giustizia minorile e al tribunale per i minorenni – si sta per varare uno standard minimo di gestione di queste strutture. Non si tratterà di un sistema vessatorio ma della predisposizione di alcuni standard minimi per l’apertura di una struttura ai quali nel giro di 6 mesi, un anno bisognerà adeguarsi”.
“Sto provando insieme agli attori del terzo settore ad avviare la famosa coprogrammazione e la coprogettazione perché il pubblico non può arrivare ovunque: le politiche pubbliche non arrivano in tanti angoli della nostra società ma il terzo settore può – attraverso la coprogettazione dei servizi – arrivare lì dove oggettivamente il pubblico non ha le capacità e le competenze. Quindi insieme immaginiamo dei percorsi virtuosi per poter sciogliere alcuni nodi e rendere un po’ migliore e un po’ più inclusiva la nostra società. Speriamo che con delle politiche attive insieme al terzo settore possiamo mettere in campo le migliori soluzioni possibili”.