Pubblichiamo in questa news l’editoriale di Francesco Lo Piccolo, direttore della rivista nonché presidente dell’associazione Voci di dentro.
Clicca qui per leggere il n. 42 di Voci di dentro: https://ita.calameo.com/read/0003421548b4ef91f7a42
Clicca qui per scaricare il pdf: https://drive.google.com/file/d/1huoJLYrwa5bMwH6fPQQq5gkQnXz1Bi3b/view
Per per avere la copia cartacea scrivere a voci@vocididentro.it indicando l’indirizzo dove si vuole che sia spedita.
Mille volte no. Perché non esistono guerre giuste e perché non esistono armi per la sola difesa
Quando la patria chiama rispondiamo “signor no”.
Era uno degli slogan al tempo della leva obbligatoria. Ho ricordi lontani, ma molto vivi: la marcia Trieste-Aviano (base NATO), o le proteste davanti al carcere militare di Peschiera del Garda dove erano detenuti vari obiettori di coscienza, o ad esempio quando venni fermato dai carabinieri perché distribuivo dei volantini antimilitaristi davanti alla caserme a Vicenza.
Bei tempi. Tempi di sogni e speranze. Sogni e speranze che avevano cullato la mia generazione e nati da una idea di base: “l’obbedienza non è più una virtù”. Lo diceva don Milani, che nel ‘65, in una lettera ai cappellani militari aveva anche scritto “… io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. I primi sono la mia Patria…”. Tempi strani. Nel 1961 Dwight David Eisenhower, trentaquattresimo presidente degli Usa, azzardò: “l’America deve vigilare contro l’acquisto di un’ingiustificata influenza da parte del complesso militare-industriale e il pericolo di diventare prigioniera di una lite scientifico-tecnologica”.
Davvero mai avrei immaginato che settantasette anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale (combattuta da mio padre partigiano in una brigata garibaldina in Veneto), e 37 anni dopo la firma del trattato per la riduzione delle armi strategiche e l’accordo di non proliferazione delle armi nucleari (all’epoca seguii questi eventi come giornalista al Mattino di Padova, redattore agli Esteri) … davvero mai avrei immaginato che saremmo arrivati a questo orribile scenario: una guerra arbitrariamente scatenata dalla Russia con morti, distruzioni di città e paesi e milioni di profughi. Non ultima guerra certo, ma molto e molto vicina. E poi ancora due presidenti (quello russo e quello americano) che si scambiano minacce e alludono a guerre nucleari; a governanti in Europa e in Italia che usano espressioni tipo vincere… mai avrei pensato che si sarebbe arrivati alla fine della neutralità di Finlandia e Svezia.
Orribile scenario. Ne parliamo in questo numero che ospita tra gli altri l’intervento di Lorenza Carlassare, giurista, costituzionalista e accademica italiana, professoressa emerita di Diritto Costituzionale all’Università di Padova, nel quale si ricorda che la nostra Costituzione è una Costituzione pacifista e che l’articolo 11 non consente cessione di armi a un paese in guerra.
Ne parlano i redattori di Voci di dentro (redattori detenuti e redattori ai domiciliari affidati all’Associazione): racconti e storie che svelano il comune sentire: la guerra porta danni alle popolazioni e affari agli industriali, quelli stessi che producono armi e sono proprietari di giornali, giornali quasi tutti a favore dell’invio di armi, ad eccezione ad esempio dell’Avvenire diretto da Marco Tarquinio (una delle poche voci diverse oggi). Giornalista serio Tarquinio, mi ricorda Alfredo Frassati primo direttore de La Stampa: negli anni Venti unico a dire no alla guerra.
In questo numero, oltre all’inserto “piazzabbracci”, a una intervista a Monsignor Forte, troverete anche le storie dal carcere, le immagini di Pietro Basoccu scattate in un istituto della Sardegna, un ricordo della strage di Modena l’8 marzo di due anni fa, un progetto teatrale nel carcere di Chieti, le osservazioni di Antigone, curate dal nostro Mosconi, sulla Giustizia riparativa e la riforma Cartabia, e il progetto-concorso “Lettere d’amore dal carcere” di Tonino di Toro.
Sessantaquattro pagine che hanno per titolo “mille volte no”…alla guerra, anche a questa guerra tra Russia e Ucraina fatta – come sempre – da ragazzi mandati da vecchi potenti, orribili mandanti che se ne stanno al riparo nei loro palazzi. Non ho dubbi: è ancora e di nuovo, purtroppo, il tempo di obiezione di coscienza. Contro le armi. Noi e tutti gli altri, ucraini, russi, americani. In Ucraina e nel resto del mondo da anni sempre insanguinato, in mezzo a guerre ignorate – solo perché – un po’ più lontane.
Francesco Lo Piccolo