Domenica 17 novembre 2024 l’associazione FIAB L’Aquila Più Bici in Città APS – ETS ha organizzato, insieme all’Associazione Pro Natura dell’Aquila i cui soci hanno partecipato a piedi, un tour in bicicletta alla scoperta dei Giganti Verdi, ovvero di alcuni Alberi Monumentali nei territori di Pizzoli e Barete. Il gruppo, di circa trenta persone, ha raggiunto le due bellissime roverelle (Quercus pubescens) attraversando zone e strade poco frequentate, pedalando così piuttosto in sicurezza.
In una nota l’Associazione spiega: «Il dottore forestale Carlo Console ci ha spiegato che siamo arrivati ad avere circa 400 alberi monumentali censiti dopo diverse iniziative iniziate dal 1960 dall’allora Sovrintendenza ai Monumenti fino ad arrivare alla promulgazione della prima legge di conservazione di queste straordinarie piante avvenuta il 14/01/2013 (legge n. 10). La documentazione relativa alla normativa con l’elenco di tutti gli Alberi Monumentali si può consultare sul sito del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste a questo link (https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/11268).
Per la normativa un Albero Monumentale non è tale solo per il legame con la cultura del luogo o per le dimensioni, ma anche per l’età, per la rarità botanica, per il valore paesaggistico e per connubio con l’architettura. In molte ville rinascimentali infatti, alcuni alberi sono considerati parte integrante del monumento, aumentandone il valore storico.
A concludere la cicloescursione, un viaggio nel tempo al Mulino Riolitto, dove si è consumato un buffet della casa con prodotti locali. La gita è stata da stimolo per iniziare un’azione concreta di conservazione riguardo la quercia di circa 800 anni detta “La Cacatora” in località Basanello di Barete, di cui vi invitiamo a leggere in fondo all’approfondimento che segue.
Cosa ci ha detto Carlo Console circa la quercia di Zi’ Gaetanella a Pizzoli
La quercia di “Zi’ Gaetanella” non è una pianta entrata nei primi elenchi, perché appunto non ha un legame stretto con la storia del paese, ma è semplicemente una delle tante utilizzate per delimitare i campi coltivati. Si tratta di una roverella (_Quercus pubescens_) che ha caratteristiche particolari tanto da far supporre a un ibrido con il cerro, soprattutto per la forma delle foglie e per la quasi totale assenza della caratteristica peluria (da cui l’aggettivo “pubescens”) presente nella parte inferiore delle foglie di questa specie.
La maggiore particolarità della pianta è però che non ha mai subito potature nell’arco dei suoi oltre 200 anni di vita ed è per questo che rappresenta l’espressione pura di un individuo che cresce liberamente. Inoltre, essendo isolata e non in bosco, essa ha potuto allargare la sua chioma a dimensioni considerevoli e inusuali, con un’altezza di circa 26 metri e una chioma di circa 30 m. E’ infatti possibile apprezzare meglio l’albero in tutta la sua bellezza soprattutto a una certa distanza. La pianta è in ottima salute, probabilmente anche perché si trova in un campo coltivato attivo, quindi con concime a disposizione.
L’unico intervento di manutenzione che potrebbe essere pianificato potrebbe essere la rimozione di alcuni rami secchi secondari, provocati da attacchi parassitari negli anni. Inoltre, sarà opportuno apporre una targa descrittiva sulla strada pubblica adiacente, in modo da identificare e illustrare la presenza di questo Albero Monumentale.
Un altro aspetto interessante e poco conosciuto che la quercia di “Zi’ Gaetanella” permette di portare alla luce è quello relativo al dissesto idrogeologico indotto dal disboscamento incontrollato. Si ritiene, infatti, che il tronco della pianta sia immerso per una parte, valutabile in almeno un metro, sotto i detriti scesi a valle nel corso dell’’800 a seguito di alluvioni e smottamenti che hanno interessato l’area, in particolare i due rilievi subito a Nord del sito.
Agli inizi del ‘900, tali rilievi sono stati oggetto di rimboschimento per ripristinare il bosco laddove c’erano stati forti disboscamenti nel corso dei secoli, per far spazio alla pastorizia. Il rimboschimento è avvenuto per volontà del Senatore Niccolò Persichetti, che finanziò anche una buona parte degli interventi, e con il sostegno del Regno d’Italia. Anche la montagna di S. Giuliano all’Aquila è stata rimboschita su iniziativa di Persichetti. Purtroppo nel tempo è mancata la fase successiva all’iniziale impianto delle pinete, soprattutto a causa delle due guerre mondiali, perché già inizialmente erano state predisposte piantine di latifoglie (querce, castagni, ecc.) che gradualmente avrebbero dovuto sostituire i pini a più rapida crescita. Già grazie a questo lungimirante intervento, tuttavia, le aree di Pizzoli e Barete non sono oggi più oggetto di significativi eventi alluvionali come era solito accadere in passato.
Cosa ci ha detto Carlo Console circa la quercia La Cacatora di Basanello di Barete
“La Cacatora” è forse il prototipo della quercia delle favole. Accreditata di almeno 800 anni di età, presenta una cavità interna al tronco che è accessibile da una sorta di porticina naturale, da cui ci si potrebbe aspettare che spuntino degli gnomi o altri esseri fantastici. Il nome è dovuto al fatto che essa ha la particolarità di rilasciare ghiande durante tutto l’arco dell’anno, a differenza delle altre querce che invece lo fanno solo in periodi limitati dell’anno. Anticamente veniva probabilmente usata anche come piccolo rifugio, all’interno del quale veniva anche acceso il fuoco. La quercia ha subito più potature importanti durante la sua vita, compreso anche almeno un capitozzamento, che ne ha modificato la forma che naturalmente si sarebbe sviluppata. Nonostante ciò, conserva un fascino innegabile.
Nella Regione Abruzzo molti sono gli esempi di questo “attacco”: la Piana delle Cinque Miglia è il più sconvolgente taglio di alberi che abbiamo visto, proprio quegli alberi messi lì con il fine di delimitare la strada.
CODACONS, FIAB, WWF e ALTURA hanno impedito, in appoggio alla Regione Abruzzo, un inaccettabile, disastroso e irreparabile danno ambientale da parte dell’ANAS che avrebbe voluto abbattere 560 (cinquecentosessanta!) alberi anche di notevoli dimensioni e portamento, posti lungo le SS 584 “Lucoli”, SS 690 “Avezzano-Sora” e SS 83 “Marsicana”, nello storico Parco Nazionale d’Abruzzo.
A L’Aquila, sempre su iniziativa dell’ANAS, sulla SS 80 nei pressi di San Vittorino, sono stati abbattuti moltissimi alberi. Sulla piana di Navelli, anche grazie ai sindaci dei comuni che insistono su quel territorio, è stata impedita l’ennesima strage di alberi. In ambito urbano l’esistenza degli alberi è fondamentale per la salute delle persone e del nostro pianeta, come ormai noto a tutti fuorché a coloro che negano l’esistenza delle catastrofi causate dai cambiamenti climatici.»
«Continueremo a lavorare – termina la nota – affinché aumenti la consapevolezza che difendere un albero significa difendere noi stessi».