Ha preso il via sabato 27 aprile, presso la Biblioteca “Nino Ruscitti” a Bugnara, la seconda edizione della rassegna letteraria “Primavera dei Libri” organizzata dal Centro Studi e Ricerche “Nino Ruscitti”.
L’evento ha visto la partecipazione del fotografo Marinello Mastrogiuseppe, che ha presentato il suo volume dal titolo “Rievocazioni storiche e religiose della provincia dell’Aquila”, vincitore della XXII edizione del Premio “Guido Polidoro” e di Pasquale Caranfa, presidente dell’Associazione Culturale la Foce, con una relazione dal titolo “Metamorfosi dell’abito femminile di Scanno”.
Marinello Mastrogiuseppe nel raccontare il lavoro fotografico ha ricordato come la gran parte dei riti tradizionali presenti nel volume appartengano al territorio peligno: «Per necessità editoriali ho dovuto, mio malgrado, selezionare solo una piccola parte di eventi e riti popolari presenti nel territorio. Attraverso la fotografia ho voluto restituire questo senso di evanescenza, immaginando l’azione del tempo su pratiche collettive che si estendono a volte anche per secoli. Le nostre tradizioni sono la testimonianza di una storia e di una ricchezza culturale enorme che mi auguro possano, nella loro varietà e unicità, essere valorizzate nel loro complesso».
Tra i presenti anche il prof. Tommaso Paolini, autore dell’introduzione al volume di Mastrogiuseppe, che ha sottolineato l’importanza delle tradizioni popolari anche dal punto di vista turistico: «Il passato fine a se stesso conta poco – ha ricordato Paolini – Il passato contestualizzato col presente e proiettato verso il futuro invece è molto importante perché può dare alle giovani generazioni altamente scolarizzate valide, proficue e continue occasioni di lavoro in modo da sottrarre i nostri territori all’oramai profondo ed evidente spopolamento e invecchiamento della popolazione».
Pasquale Caranfa nel corso della relazione ha collegato l’oggetto abito al complesso sistema economico, storico, architettonico e antropologico che caratterizza Scanno. Dalla materia prima, ossia la lana di pecora, e dunque la pastorizia, alle pratiche di lavorazione, colorazione, asciugatura, sino alle modifiche che si presentano in funzione del contesto d’uso (dall’impiego dei colori sino alla collocazione dei bottoni o dei gioielli).
«Non c’è elemento dell’abito che non abbia un qualche significato» ha ricordato Caranfa.
«Condivido pienamente – ha aggiunto il presidente della Foce – quello che diceva il professor Paolini poiché credo che i beni immateriali e le tradizioni popolari vadano promosse e valorizzate. Ci tengo a precisare tuttavia che tutto ciò debba essere ricordato con una certa coerenza filologica cercando di non dimenticare mai la natura storica di ogni tradizione».
Appuntamento al prossimo sabato 11 maggio con il secondo appuntamento della rassegna che sarà dedicato alla memoria del prof. Mario Setta. Per l’occasione sarà presentato il volume curato da Goffredo Palmerini “Mario Setta. Testimonianze di libertà”.