Si intitola “Il brigante in Capo Anacleto Salutari” il nuovo libro di Massimo Santilli che sarà presentato domenica 6 agosto a Castelvecchio Subequo alle ore 21,30 in piazza Vittorio Emanuele II dove la giornalista Angela Di Giorgio dialogherà con l’autore.
Santilli, affrontando un tema così affascinante qual è quello del brigantaggio post-unitario, ha voluto offrire un omaggio alla memoria di questo personaggio della storia abruzzese che meritava decisamente un tributo di conoscenza e di approfondimento.
L’opera proposta non è, e non vuole essere considerata una trattazione esaustiva del banditismo conseguente all’unità d’Italia nella sua generalità e nel contesto della Valle Subequana, ma intende formulare un dovuto riconoscimento al ricordo di quanti hanno inteso tale avvenimento come opportunità di riscatto contro le oppressioni di un sistema societario ancora di impianto feudale, accentuato dall’ascesa della borghesia e da una marcata pressione fiscale, che nella seconda metà dell’Ottocento si avvertiva in maniera forte e accusativa.
La documentazione d’archivio ottenuta dalla ricerca, unitamente a quella delle fonti bibliografiche e delle testimonianze orali, ha consentito di elaborare riflessioni per una storia vista con gli occhi di un passato connotato da evidenti soprusi e ingiustizie sociali, e all’opposto da spietati e ripetuti episodi di violenza.
Nelle seguenti dichiarazioni di Massimo Santilli la sintesi dei momenti più significativi narrati nel volume: “Era il 1860 quando nella Valle Subequana, e a Castelvecchio Subequo il 13 ottobre, scoppiarono sommosse animate da giovani contadini fra cui Anacleto Salutari, condannato per gli atti sovversivi insieme agli altri reazionari a dieci anni di reclusione.
La sua vicenda è per davvero avventurosa: evase ben presto da un carcere piemontese e raggiunse lo Stato Pontificio per difendere i braccianti agricoli sfruttati e malpagati dai proprietari terrieri.
Dalla campagna romana tornò in paese continuando la sua rocambolesca parabola esistenziale nel costituire insieme ad alcuni rivoltosi di Gagliano Aterno una banda di briganti detta, appunto, dei “Gaglianesi”.
L’epilogo della sua vita travagliata si ebbe quando: “inutilmente ricercato, si consegnò alle autorità e venne condannato ai lavori forzati a vita presso il penitenziario di Procida dove, secondo gli atti giudiziari, morì il 17 agosto del 1873 all’età di 35 anni.
Anacleto Salutari, difensore degli ultimi, divenne un eroe popolare e il suo nome è rimasto impresso nella memoria collettiva delle genti subequane, e non solo”.
Degne di nota, infine, sono le pregevoli illustrazioni che raffigurano Anacleto Salutari da Marco Palena, illustratore di fama e vincitore di vari concorsi di settore in ambito internazionale.
L’ipotesi di ricostruzione dei tratti somatici di Anacleto Salutari è desunta dalle annotazioni dei suoi connotati trascritte negli interrogatori del 9 Dicembre 1867 e del 20 Aprile1869.