Pubblichiamo la riflessione di Mauro Rosati, dell’Archeoclub L’Aquila, che interviene sull’argomento della ripavimentazione delle vie e delle piazze del capoluogo.
Un «Castello» per ogni Chiesa? – Pensiamoci su!
Già da diversi anni, nella nostra Città-Territorio si avverte con piacere un graduale e rinnovato interesse verso una maggiore riscoperta della storia locale e, quasi di riflesso spontaneo, anche un rinnovato interesse verso i Quarti e verso i legami reciproci che legano la nostra Città (dentro le Mura) al nostro Territorio (i borghi fuori le Mura).
Quasi inevitabilmente, e fortunatamente, questo nuovo interesse sta «rispolverando» anche una nuova attenzione per i simboli: in particolare per i simboli dell’Araldica Civica (Quarti e Castelli, appunto).
A partire dai Quarti, sui quali ormai è aperto un interessante dibattito da anni, ma anche sugli stemmi (le «arme») dei singoli Castelli e Ville fondatori della nostra Città.
Sempre in questi anni passati, così come altri miei concittadini, ho avuto l’opportunità di poter esprimere delle idee attraverso la stampa e, più di recente, anche attraverso strumenti di partecipazione sempre più attivi – penso per esempio alla recente esperienza di Urban Center L’Aquila -.
E così, come già negli anni scorsi, anche oggi mi fa piacere condividere ulteriori e nuove idee con i miei concittadini (di dentro e di fuori le Mura).
Si fa sempre più stringente l’argomento della ripavimentazione delle vie e delle piazze della nostra Città: come tanti miei concittadini avrei molte idee sulla materia (di base si intende), alcune già espresse pubblicamente negli scorsi anni e nei recenti percorsi di partecipazione di Urban Center L’Aquila, altre confrontandomi “a distanza” con studenti tesisti che mi chiedevano opinioni in merito.
In questo caso ne vorrei esprimere una in particolare, una recentissima riflessione.
Come sappiamo da molte fonti storiche e da molte evidenze materiali, tante chiese (ed ex chiese) della nostra Città sono state fondate dai Castellani del Contado che qui si trasferirono, «riproducendo» la loro parrocchia dentro le Mura. Altre chiese, invece, vennero fondate da Ordini religiosi, maschili e femminili: San Basilio, Sant’Agostino, la scomparsa San Francesco a Palazzo (di cui rimane una porzione), San Bernardino, San Filippo, e così via.
Le chiese parrocchiali (alcune anche Collegiate) fondate dai Castellani hanno conservato a lungo uno stretto rapporto con le loro «corrispondenti» fuori le Mura: poi, con il passar dei secoli, alcune hanno «cambiato gestione» passando a Confraternite/Congregazioni o a Ordini religiosi, altre sono purtroppo scomparse per cause diverse.
Questo però non cancella il loro antico legame con i Castelli di origine e, alcune, mostrano ancora questo legame sulle loro facciate o al loro interno: pensiamo alla chiesa di San Vito alla Rivera che, in alto sulla facciata, raffigura lo stemma che richiama Tornimparte; Santa Maria di Rojo che riporta in facciata le «due spighe» roiane; San Silvestro, al cui interno troviamo i tre monti con tre spighe che simboleggiano Collebrincioni; Santa Giusta, a ridosso della quale è raffigurato lo stemma di Bazzano. E non sappiamo se altre ancora – come probabile – riportassero in facciata gli stemmi dei loro rispettivi Castelli fondatori, e scomparsi forse con i rifacimenti delle facciate (parziali o totali) nel corso dei secoli.
Perché uno stemma civico sulla facciata di una chiesa? Perché, come ci spiegano molti grandi nomi di studiosi storici aquilani citando le fonti, le chiese dei Castelli dentro le Mura avevano due funzioni: una funzione religiosa, ovviamente, e anche una funzione civile; in queste chiese si rogavano molti atti di Notai, in queste chiese si tenevano assemblee pubbliche degli abitanti dei Castelli di origine che vivevano in Città (una specie di piccoli «parlamenti»).
E così, per concludere e venire al dunque, mi chiedevo in questi giorni: perché, nella nuova pavimentazione della nostra Città, non riprodurre gli stemmi dei Castelli davanti alle loro chiese corrispondenti, comprese quelle che nel tempo hanno cambiato destinazione d’uso?
Ovviamente, nulla di «mastodontico»: è la presenza del simbolo che è importante, non la dimensione. E ovviamente «sotto stretta sorveglianza» di professionisti esperti in Araldica.
Conosciamo tutti l’importanza dei simboli nel rafforzare legami e senso di appartenenza, a prescindere dalle origini di ciascuno di noi: nel nostro caso, quel senso di appartenenza di chiunque si identifichi con la nostra Città-Territorio, di chiunque si senta aquilano, chi per origini chi per «adozione» – indifferentemente -.
E allora: sarebbe così «brutto» uno stemma di Tornimparte davanti a San Vito? Sarebbe così «brutto» il Moro di Paganica nella piazza Capoquarto di Santa Maria? E l’albero (?pioppo) di Coppito davanti a San Pietro? Assergi davanti al Carmine (in origine parrocchiale di Assergi) insieme al simbolo carmelitano? Picenze davanti alla Trinità di Picenze (in origine Santa Maria di Picenze, non lontano da Porta Bazzano)? Collebrincioni davanti a San Silvestro? E così via discorrendo!
Perché non farci un «pensierino»? Pensiamoci su, esprimiamo ciascuno le nostre opinioni, le nostre idee, avviamo un percorso partecipato: dai social, alla stampa, agli «strumenti» istituzionali; sono tanti i canali attraverso i quali noi Cittadini possiamo esprimere le nostre idee.