Annina e Luigi Santomarrone erano due fratelli. Vivevano entrambi a Roio Piano, nella stessa casa, insieme al marito di lei, Nicola.
Un giorno dei primi mesi del 1944 la polizia fascista bussò alla loro porta e li arrestò tutti e tre. A tradirli era stata una spia, che aveva parlato in cambio di denaro.
I fratelli Santomarrone e il marito di Annina non erano ebrei. Vennero venduti ai fascisti perché avevano ospitato nella loro casa un prigioniero di guerra inglese. “Non l’ho aiutato perché era inglese ma perché sono cristiana e anche loro sono cristiani” disse qualche giorno dopo Annina, durante il processo che venne intentato a suo carico.
Lei e il fratello vennero condannati a cinque anni di reclusione e deportati in Germania, in due campi di sterminio nazista. Nicola invece si salvò, anche se non si è mai capito perché e come riuscì a sfuggire alla condanna e alla deportazione.
Luigi venne internato a Dachau (vicino Monaco di Baviera) il 28 aprile del 1944 (numero di matricola 67249) e lì morì il 7 febbraio del 1945. Annina venne portata invece a Ravensbruck, il più grande campo di concentramento femminile tedesco (numero di matricola 83844). anche lei non fece più ritorno. Entrambi erano stati schedati come deportati politici.
L’associazione “Annina Santomarrone”, lo Iasric (Istituto Abruzzese per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea), l’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) e l’Anppia (Associazione nazionale partigiani politici italiani antifascisti), d’accordo con il Comune dell’Aquila, hanno deciso di onorare la memoria dei fratelli Santomarrone con due pietre d’inciampo che verranno posizionate a Roio Piano nella via dove abitavano Annina e Luigi.
L’iniziativa è stata presentata in conferenza stampa da Fulvio Angelini, presidente provinciale Anpi L’Aquila; Carlo Fonzi, presidente dell’Istituto abruzzese per la storia della resistenza; Monica Perilli, dell’associazione Annina Santomarrone; Alberto Aleandri dell’Anppia; e il professor Riccardo Lolli, storico, che con il suo lavoro è riuscito a ricostruire, nell’ambito di una ricerca che si è giovata anche del ricorso a fonti orali, quei pochi avvenimenti certi oggi conosciuti della vita dei due fratelli Santomarrone.
Le due pietre d’inciampo a loro intitolate andranno ad aggiungersi a quella che venne posata nel 2012 a piazza Duomo, sempre all’Aquila, in onore di Giulio Della Pergola, il commerciante deportato e ucciso nel gennaio del 1944 ad Auschwitz.
Pietre d’inciampo
Le pietre d’inciampo (in tedesco Stolpersteine) sono un’iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig per una memoria diffusa dei cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti.
L’iniziativa è partita a Colonia nel 1992 e – attuata ormai in 26 paesi europei – ha portato, a inizio 2019, all’installazione di oltre 71 000 “pietre”. I blocchetti si possono trovare in quasi tutti i paesi che furono occupati durante la seconda guerra mondiale dal regime nazista tedesco, oltre a ciò anche nella Svizzera, in Spagna e Finlandia.
La memoria consiste in una piccola targa d’ottone della dimensione di un sampietrino (10×10 cm), posta davanti alla porta della casa in cui abitò la vittima del nazismo o nel luogo in cui fu fatta prigioniera, sulla quale sono incisi il nome della persona, l’anno di nascita, la data, l’eventuale luogo di deportazione e la data di morte, se conosciuta.
Questo tipo di informazioni intendono restituire individualità a chi nei lager era stato ridotto soltanto a un numero tatuato sul braccio.
E’ il più grande memoriale diffuso del mondo
L’espressione “pietra di inciampo” è mutuata dal Nuovo Testamento e dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Romani (9,33): “Ecco, io metto in Sion un sasso d’inciampo e una pietra di scandalo; ma chi crede in lui non sarà deluso”.
L’espressione “inciampo” deve dunque intendersi non in senso fisico, ma visivo e mentale, per far fermare a riflettere chi vi passa vicino e si imbatte, anche casualmente, nell’opera.
Le pietre d’inciampo vengono posate in memoria delle vittime del nazismo, indipendentemente da etnia e religione. La prima, ad esempio, fu posata a Colonia in ricordo di mille tra Sinti e Rom deportati nel maggio del 1940.
La maggior parte delle pietre d’inciampo sono collocate in Germania. La città più attiva è Berlino dove oggi si contano 8.176 pietre.